Valentina Barbieri è una veterana del VIS: si avvicina alla ONG nel 1992 quando decide di fare un’esperienza estiva con loro in Burundi. L’esperienza, della durata di un mese, consisteva in una formazione al volontariato internazionale per conoscere il Paese, le persone e i missionari, ma anche per capire cosa fosse la cooperazione.
Nel 1993 Valentina, che è laureata in Lingue, viene assunta dal VIS con il compito di tradurre i progetti che sarebbero poi stati presentati all’Unione Europea. Con il tempo la collaborazione con l’ONG diventa più stabile e le mansioni si ampliano: inizia dall’educazione alla cittadinanza globale, passando per la segreteria, fino ad arrivare ad occuparsi delle Risorse Umane seguendo in maniera diretta i volontari e i cooperanti. In particolare, da due anni si occupa dell’area del volontariato internazionale, sotto quest’area ricade tutto ciò che permette ai giovani di fare delle esperienze con il VIS, sia livello professionale ma anche a livello di formazione. Le opportunità che offre il VIS spaziano da esperienze più specifiche e strutturate come quelle del Servizio Civile Universale, dei Corpi Civili di Pace o del Charity Program dell’Università Cattolica, a esperienze individuali in cui i volontari si impegnano per un periodo che può andare dai 3 ai 6 mesi.
Valentina, quali caratteristiche deve avere un volontario?
Noi lavoriamo con i giovani: la loro crescita integrale è al centro della nostra mission. I nostri volontari sono quindi ai loro primi passi nel mondo del lavoro, della cooperazione o della vita adulta in generale.
I quattro requisiti fondamentali per partire sono:
- Un’affinità con il VIS, o comunque con l’associazione con cui decide di partire, in quanto i volontari sul campo diventano la faccia pubblica dell’ente. Ci deve essere appartenenza ai valori e alla modalità di lavoro dell’associazione, bisogna avere interesse per le tematiche di cui si occupa e sviluppare un senso di appartenenza.
- La disponibilità al servizio e lo stile di servizio: il volontariato è una scuola che ha al centro il servizio, la partecipazione e la responsabilità.
- Grande spirito di adattamento: si va a lavorare in contesti interculturali totalmente diversi dal nostro. La capacità di saper adattarsi, di saper leggere il contesto, soprattutto saper osservare e sospendere il giudizio, sono requisiti fondamentali.
- Il mettersi in gioco: la voglia di sperimentarsi, buttarsi, imparare e assorbire il più possibile.
A chi sconsiglieresti invece questo tipo di esperienza?
La sconsiglierei a chi pensa che partendo la sua vita cambierà, a chi fugge da quelle che sono le difficoltà di questo mondo pensando che il mondo in cui andrà sarà diverso perché lo idealizza. La mia esperienza mi dice che chi ha difficoltà di inserimento qui in Italia è molto probabile che le abbia anche in altri paesi. Ogni paese ha le sue sfide: bisogna essere consapevoli di sé stessi, di quali sono i propri punti di forza e le proprie aree di miglioramento senza pensare che i problemi si possano risolvere andando in un altro contesto. Se uno si porta dentro l’inquietudine ce l’avrà ovunque vada, non è cambiando il posto che si cambia se stessi.
Quali sono i vantaggi che si possono trarre dalla partecipazione ad un programma di volontariato internazionale?
Un’esperienza in un contesto lavorativo specifico – quale il mondo della cooperazione – permette di capire i meccanismi che lo regolano e di avviare la propria crescita dal punto di vista professionale.
Soprattutto si ha la possibilità di acquisire e sviluppare le cosiddette competenze trasversali, che sono fondamentali per qualunque ricerca lavorativa. Per lavorare nella cooperazione servono delle competenze tecniche di base che possono essere apprese attraverso dei corsi, ma servono anche delle soft skills che sono sempre più ricercate nel mondo del lavoro. In particolare, io identificherei tre ambiti di competenze trasversali acquisibili grazie a un’esperienza di volontariato internazionale:
- Le competenze organizzative/gestionali/manageriali: saper lavorare per obiettivi, saper gestire il proprio tempo, il saper lavorare in condizioni di difficoltà (che possono essere dovute alle scadenze ma anche alla rete che non funziona o al non avere gli strumenti adatti), quindi il saper gestire la frustrazione e sviluppare il Problem Solving. Ma anche la capacità di lavorare in gruppo, nella cooperazione si co-opera quindi è essenziale saper lavorare in un team.
- La capacità di adattarsi e di leggere il contesto: si impara a essere flessibili, ad osservare e a saper relazionarsi a vari livelli (ti relazioni con i tuoi pari, con i tuoi tutor, con il contesto che ti accoglie, con le autorità locali, etc.).
- Il saper comunicare in un contesto internazionale e interculturale: sviluppo di competenze linguistiche e di codici interculturali, sviluppo di ascolto attivo ed empatia, sviluppo di competenze comunicative verbali e non verbali.
Il VIS è una ONG laica che collabora con i Salesiani, in generale in Africa gli enti religiosi hanno una grande importanza, quale dovrebbe essere l’approccio di un volontario a questo contesto?
Chiunque è stato in Africa sa che il contesto religioso assicura un radicamento e una vasta conoscenza del territorio, ma anche una sostenibilità dei progetti nel tempo.
Tra le persone che si avvicinano al VIS ci sono quelle che lo fanno anche per via delle loro scelte religiose, ma il più delle volte i giovani che svolgono volontariato con noi non hanno un chiaro orientamento religioso. Per noi non è una preclusione essere cattolici praticanti anzi, l’importante è avere un’apertura, una voglia di confrontarsi e di fare un cammino insieme senza avere pregiudizi. È chiaro che bisogna sapere dove si va, il VIS opera in contesti dove lavorano le comunità salesiane. Non viene richiesto di andare a messa tutti i giorni, di fare le preghiere e di seguire i ritmi della comunità salesiana, però può capitare che ci si ritrovi a mangiare insieme o a partecipare a feste comunitarie che si esprimono anche attraverso la religione.
In quali paesi africani opera il VIS?
Etiopia, Eritrea, Egitto, Senegal, Gambia, Ghana, Angola, Burundi e R.D.Congo.
Abbiamo progetti anche in Mali e Nigeria che vengono però seguiti da personale espatriato stanziato in Senegal e in Ghana.
Valentina se una persona fosse interessata a fare un’esperienza di volontariato internazionale, attraverso quali canali può mettersi in contatto con voi?
I giovani interessati possono contattarci scrivendo un’e-mail a: volontariato@volint.it.
Intervista a cura di Veronica Giordani
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