Ciao Maria Chiara, ci spiegheresti che cos’è il programma EU Aid Volunteers?
È un’iniziativa europea promossa e finanziata dalla DG ECHO*, la Direzione Generale per gli aiuti umanitari e la protezione civile. Questo programma permette ai cittadini europei – o residenti in Europa di lungo periodo – che hanno compiuto 18 anni di fare un’esperienza nel settore degli aiuti umanitari contribuendo attivamente e concretamente in un Africa, Asia, America Latina o Medio Oriente per un periodo di tempo che va da 1 a 18 mesi (periodo deciso non dal volontario ma dall’organizzazione di accoglienza). Quest’esperienza si può definire come un volontariato professionalizzante – rispetto ad altri schemi di volontariato – per il tipo di mansioni che il volontario va a svolgere e per il contesto in cui si va a operare nel supporto quotidiano alle ONG. Innanzitutto, le figure richieste sono divise in:
Junior: meno di cinque anni di esperienza rispetto alle competenze richieste
Senior: più di cinque anni di esperienza rispetto alle competenze richieste
Il processo di selezione è abbastanza lungo: i candidati applicano a delle vacancy e dopo una prima fase di preselezione, partecipano a un training di dieci giorni organizzato dall’Unione Europea. Questa formazione da un’infarinatura generale [ml1] sugli gli aiuti umanitari e prepara alla partenza attraverso moduli sulla sicurezza, sull’interculturalità, etc. Chi passa il training accede alle selezioni finali, tutto il processo di selezione dura più o meno sei mesi.
*La DG ECHO si occupa di crisi umanitarie causate dall’uomo (es. guerre) e/o calamità naturali. I volontari non vengo inviati in contesti di emergenza ma operano in fase di pre (preparazione e prevenzione) e post emergenza (supporto).
Il profilo Junior deve avere un minimo di esperienza alle spalle?
I requisiti base del Programma sono la cittadinanza europea – o la residenza di lungo periodo – e minimo 18 anni. Poi ogni organizzazione richiede caratteristiche diverse a seconda della posizione: di solito la base sono degli studi attinenti al profilo richiesto ed è sempre molto benvenuta un’esperienza già effettuata all’estero, ottimale sarebbe nella zona per cui la persona sta presentando la candidatura. L’ideale sarebbe avere almeno già un’esperienza di volontariato, non per forza professionale. Chiaramente un’esperienza lavorativa in uno dei contesti in cui opera il programma è molto apprezzata.
Cosa offre il Programma EUAV ai volontari?
Durante la fase di selezione: copertura dei costi per la partecipazione al training dei candidati (vitto, alloggio, aereo, assicurazione, etc.)
Durante la fase di formazione pre-partenza: copertura delle spese vive per partecipare alla formazione presso la sede dell’organizzazione di invio (nel nostro caso nella sede di WeWorld-GVC a Bologna)
Durante il periodo di deployment: l’assicurazione, il volo, un pocket money mensile (che varia in base al paese di accoglienza e viene deciso dall’UE), l’alloggio e il trasporto locale per motivi di lavoro
Alla fine del deployment: resettlement allowance, ovvero un contributo dell’Unione Europea al volontario per reinserirsi nella società quando ritorna nel suo paese, che consiste in 100 euro per ogni mese di deployment (es.sei mesi di deployment corrispondono ad un resettlement allowance di 600 euro).
Il contributo mensile che viene riconosciuto al volontario rimane invariato per le posizioni Junior e Senior in quanto non è uno stipendio ma è un supporto al volontario. Va sottolineato che rimane un’esperienza di volontariato ed è importante che le condizioni siano uguali per tutti. Noi, come WeWorld-GVC, la consideriamo come una possibilità per i giovani in quanto crediamo che sia importante che le persone possano contribuire a costruire una cittadinanza attiva attraverso questo tipo di esperienze.
Da quanti anni WeWorld-GVC partecipa al programma EUAV?
[ml3] L’organizzazione ha partecipato al programma sin dalla fase pilota nel 2012.Nel 2015 nasce ufficialmente il Programma con i suoi regolamenti, e noi siamo stati i precursori, siamo stati i primi a certificarci. Ogni organizzazione di accoglienza e di invio deve, prima di poter inviare o accogliere volontari, superare il processo di certificazione presentando all’Unione Europea un’application in cui fornisce i dettagli su come gestisce i volontari, come li seleziona, i processi di trasparenza, la privacy, la sicurezza, etc.
Da allora abbiamo certificato una quindicina delle nostre sedi locali, l’UE ci dice dove si possono o non si possono inviare i volontari, quindi in alcuni paesi in cui operiamo non possiamo attivare il programma. Ad oggi nelle sedi certificate abbiamo inviato oltre 150 volontari.
Ogni quanto vengono aperte le vacancy per il programma EUAV?
Le certificazioni degli enti durano due anni ma non consentono di inviare automaticamente i volontari. Ogni ente partecipa a dei bandi, che solitamente sono nel primo semestre dell’anno, e le vacancy per i progetti approvati aprono a fine anno/inizio dell’anno successivo. Però in realtà ci sono vari periodi in cui si può applicare a delle vacancy in quanto alcune vengono aperte anche a metà anno in base alle possibilità dell’ente. Solitamente nel sito si trova sempre qualche vacancy aperta quindi consiglio di tenerlo monitorato:
https://webgate.ec.europa.eu/echo/eu-aid-volunteers_en/vacancies_en
Dalla vostra esperienza c’è un alto tasso di rinunce da parte dei volontari?
Dal processo di selezione succede si verifichino dei drop out, in quanto è un processo abbastanza lungo. Chiaramente i giovani partecipano a vari bandi, quindi può capitare che nel frattempo ne vincano uno e rinuncino a questa iniziativa. Durante l’esperienza può succedere, ma non è la regola che qualcuno rinunci per aspettative non attese o perché nel mentre trova un lavoro. Ma in generale sono più le persone che finiscono il percorso, anche perché nella formazione cerchiamo di prepararli al massimo su cosa aspettarsi e approfondiamo le loro prospettive.
Per chi non è adatta questo tipo di esperienza?
Per poter fare questa esperienza le cosiddette competenze trasversali sono fondamentali. Flessibilità e adattamento sembrano spesso scontate ma non lo sono, soprattutto per chi è alla prima esperienza o magari ha fatto un’esperienza in America Latina e poi va in Medio Oriente, dove il contesto è completamente diverso. Sono esperienze che molto spesso ti mettono alla prova, in cui serve molta flessibilità e spirito di adattamento e questo aspetto non è scontato.
Quali sono secondo te i vantaggi per un giovane che vive questa esperienza?
Sicuramente è un’esperienza professionale e umana molto forte. Una volta una volontaria mi disse: “EU Aid Volunteers once, EU Aid Volunteers Forever!”. È un’esperienza professionale, che è sicuramente fondamentale, ma anche umana. È un’esperienza molto completa che ti fa accedere a un’interessante rete di conoscenze, di scambio, sia di organizzazioni che di altri giovani. Noi, per esempio, cerchiamo di non mandare mai un volontario da solo – anche se è capitato – ma cerchiamo di mandare minimo due volontari o comunque operiamo in aree dove ci sono altre organizzazioni che a loro volta ospitano volontari. Lo scambio tra giovani volontari è sempre molto apprezzato, è anche un’opportunità per contribuire con le proprie conoscenze ai progetti. Chiaramente poi c’è il vantaggio economico, ci sono molte realtà che permettono di fare volontariato ma non in un contesto strutturato dove vengono garantiti formazione e rimborsi.
Questi per un giovane sono gli aspetti positivi, soprattutto se si vuole entrare nella cooperazione internazionale il programma EU Aid Volunteers può essere un ottimo trampolino di lancio. Poi ci può essere chi, invece, vuole fare questo tipo di esperienza e portandola avanti capisce che non è il percorso adatto per lui/lei. Serve non solo a capire cosa si vuole fare ma anche cosa non si vuole fare.
Quali sono solitamente i ruoli richiesti per le posizioni EUAV?
Noi abbiamo più o meno delle figure standard che possono però variare, per esempio ricerchiamo sempre molti Communication Officer, Project Manager e amministratori. Poi ci sono dei ruoli più specifici che richiedono competenze più specifiche, come per esempio: il Data Analyst, il Protection Officer, l’Advocacy Officer o il WASH Expert. I profili Junior hanno sempre una persona di riferimento con cui confrontarsi per il lavoro giorno per giorno, che gli dice cosa fare e in quali tempistiche. Per i profili senior invece può capitare che abbiano competenze molto specifiche e quindi svolgano il lavoro più in autonomia.
WeWorld-GVC è una Ong nata dalla recente fusione delle due organizzazioni, opera in 27 paesi in Asia, l’Africa, l’America Latina e il Medio Oriente. I settori principali in cui lavora sono uguaglianza di genere, contrasto alla violenza, migrazioni, aiuti di emergenza, prevenzione e sicurezza alimentare, salute e igiene, educazione. WeWorld-GVC oltre a svolgere attività in paesi terzi, opera anche in Europa e in Italia con attività di Advocacy, di educazione alla cittadinanza globale e volontariato. In Italia si occupa anche del contrasto alla violenza di genere e del reinserimento scolastico. WeWorld-GVC lavora da sempre con ragazze, ragazzi e volontari anche organizzando campi di sensibilizzazione e laboratori nelle scuole. Le sedi italiane si trovano a Milano e Bologna.
A cura di Veronica Giordani
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