ScopriAMO il MaliStoria, Lingua e Cultura

Contesto Storico

Le pitture e le sculture rupestri rinvenute nei territori di Gao e Timbuctu dimostrano che il Mali settentrionale sia stato abitato fin dal 50.000 a.C., quando il Sahara era una fertile distesa di praterie che ospitavano una ricca fauna. Nel 5000 a.C. nel paese si praticava l’agricoltura, e attorno al 500 a.C. si cominciò a utilizzare il ferro. Verso il 300 a.C. si erano ormai sviluppati grandi insediamenti organizzati, in particolare a Djenne. In queste terre vivono i Fula, etnia nomade che rappresenta una delle popolazioni musulmane più importanti dell’Africa subsahariana. Il Mali è destinato a diventare un importante polo dell’Africa islamica, l’Impero Bambara non riuscì mai ad imporsi sul Mali proprio perché per due volte fu spazzato via dalla jihad islamica dei Fula. Nel XIV secolo il Grande Impero del Mali si estendeva dall’Oceano Atlantico fino all’odierna Nigeria. È sotto il dominio di questo  impero che Timbuktu diviene un centro fondamentale del commercio e della cultura islamica. 

Lingua

Il francese, introdotto durante il periodo coloniale, è la lingua ufficiale del Mali e viene utilizzato dal Governo e insegnato nelle scuole. Nonostante ciò, le stime delle persone che effettivamente parlano francese sono basse e coloro che lo parlano, lo usano come seconda lingua; infatti, la lingua più parlata e diffusa è la Bambara (letteralmente “colui che ha il dono della parola”). Il Mali è considerato un paese multilingue e Ethnologue conta che siano almeno 80 le lingue parlate nel territorio. Di queste però solo 13 hanno ottenuto lo status giuridico di lingue nazionali: oltre al Bambara, vi sono Bomu, Bozo, Dogon, Fulfulde, Hassaniya arabo, Mamara, Maninkakan, Soninke, Songhai, Syenara, Tamasheq, Xaasongaxango.

La lingua Bambara (lingua mandingo, appartenente alla famiglia delle lingue “Mande”) somiglia molto alla lingua Dyula (o “Jula”, parola mandingo che significa “commerciante”) parlata principalmente in Costa d’Avorio e Burkina Faso. Si conta che questa lingua sia parlata da almeno l’80% della popolazione maliana, come prima o seconda lingua.

Oltre all’American Sign Language, ampiamente impiegata per l’educazione formale delle persone affette da sordità, in Mali esistono altre due lingue dei segni: Tebul, utilizzata principalmente in un villaggio con un’elevata incidenza di sordità congenita e Bamako, sviluppata nei circoli post-lavoro da tè della città.

I Tuareg: gli uomini blu

I Tuareg (Targhi al singolare) sono gli abitanti del deserto che vanno in giro sui cammelli. Il nome Tuareg, datogli dagli arabi, significa “gli abbandonati da Dio” vista la loro opposizione alla dottrina di Maometto. Sono poi chiamati gli “uomini blu” perché indossano abiti di lana di colore blu che, col tempo, tinge la loro pelle. Vestono con questo materiale (la lana è molto isolante) per la necessità di proteggersi dal caldo e dalle tempeste di sabbia che si potrebbero verificare da un momento all’altro. Per ripararsi dalla sabbia, coprono meticolosamente tutto il corpo, tralasciando mani, piedi e una piccola fessura per gli occhi. I Tuareg non tolgono mai il velo: per mangiare lo abbassano e lo tengono anche per andare a dormire. Questa usanza non ha fatto altro che alimentare l’aria di mistero che già avvolgeva i Tuareg: si narra che i loro occhi siano così scuri da contenere l’infinito tanto è abituato questo popolo a guardare molto lontano. Inoltre, si racconta che il velo serva da protezione per le porte dell’anima (naso e bocca) contro i Jinn, gli spiriti maligni che ingannano i viaggiatori. Questo popolo semi-nomade si sposta nel cuore del Sahara grazie anche all’ampia conoscenza delle costellazioni.

Il Marabut

Nella comunità islamica il marabutto è un dignitario religioso che gode di enorme prestigio e considerazione. Il termine deriva da due parole arabe: “marbut”, che vuol dire asceta e “mura-bit”, ovvero “colui che vive nel monastero (“riba-t”) dedito alla diffusione dell’islam”. Considerato una guida spiritica, quasi mistica, cui vengono attribuiti poteri e grande saggezza, il marabut è molto venerato dai fedeli.

Sono pochissime le donne a ricoprire questo ruolo, in Mali, Houssa Nientao è una di queste: ogni giorno accoglie in casa un gran numero di donne e bambini a cui insegna la lettura e la scrittura del Corano. In Bambara, viene chiamata “karamogô mousso ovvero “donna marabutto”.

Cucina

La cucina maliana è fortemente influenzata da quella dei suoi “vicini”, tra cui il Senegal e tende a variare da regione a regione. Alla base della cucina maliana troviamo principalmente cereali e vegetali: riso, miglio mais, porridge e cous-cous sono ingredienti fondamentali nella preparazione dei piatti tradizionali. Questi cereali vengono serviti con salse preparate con foglie di spinaci, o foglie di baobab, con pomodoro, o con la salsa alle arachidi, e possono essere accompagnati da pezzi di carne alla griglia (tipicamente di pollo, agnello, manzo o capra). La manioca viene tritata finemente e “spremuta” per ottenere l’atieké. Nella tradizione culinaria del Mali è molto diffuso anche il pesce, sia fresco che affumicato: il capitaine, il pesce persico fritto e venduto ai bordi delle strade dalle donne anche per pochi soldi. Inoltre non possono mancare melanzane, platani, patate dolci e cipolle. La frutta che si può trovare è quella tipica tropicale: banane, mango (frutto caratteristico del Paese), cocomeri, limoni e arance molto aspre.

Piatto principale della tradizione che non può mancare sulla tavola è il : uno sformato di miglio o mais (simile alla polenta) spesso accompagnato dalla salsa gombo (una piccola melanzana, chiamata “goyo”).Tra i piatti più importanti della cucina del Mali, ricordiamo: Poulet Yassa (pollo con cipolle), tiga -tegue (riso condito con salsa di arachidi), l’insalata di pomodoro e cetrioli, il Fakoye (agnello in salsa di erbe), il Naboulou (carne avvolta nelle foglie di baobab e immersa nella salsa di arachidi), il Tcheké (pesce con platani), il pesce affumicato in salsa di arachidi, il Foutou di banane, purè di platani e il Riz au gras (riso misto a grasso e verdure). Il piatto più caratteristico dei Tuareg è l’alabadja, riso bianco mischiato a carne tritata e salsa di burro.

Come da tradizione tutti i piatti vengono preparati dalle donne e si mangia con la mano destra; farlo con la sinistra è considerato molto scortese. Alla fine di ogni pasto poi bisogna sorseggiare del tè (dolce e molto forte) per “stemperare” i sapori della cucina.

Marchio locale produttore di bibite come acqua tonica e succhi di frutta gassati e zuccherati di vari gusti è D’jino. La birra più diffusa è la danese Castel che viene prodotta a Bamako, e la senegalese Flag, mentre quella artigianale è la birra ottenuta dal miglio (chiamata “dolo”: si tratta di una bevanda molto fermentata e caratteristica di alcune zone rurali dove viene venduta sfusa o assaporata nelle calebasse – guscio della zucca). Il jijimbere, la citronelle e il succo di baobab sono altre bevande molto popolari a base di zenzero, citronella e polpa del «pane di scimmia» (il frutto del baobab). Tra gli infusi uno dei più buoni è possibile assaporare il bissap ottenuto dai fiori di ibiscus. E’, inoltre possibile trovare il degué, lo yogurt locale a base di miglio. Infine il tè è una vera istituzione, dal colore verde e dal sapore molto intenso. La sua preparazione osserva delle regole e dei movimenti quasi rituali: le teiere vengono riempite tre volte e la prima tazza ad essere servita è “forte come la morte”, la seconda è “dolce come la vita”, mentre la terza è “zuccherata come l’amore”.

Ricetta del riso in salsa Facoye

https://www.africarivista.it/riso-in-salsa-facoye-dal-mali/153873/

Ingredienti per 6 persone

500 gr di riso • 1 kg di carne di montone o agnello • 100 gr di foglie fakoye (o zofonboulou; nome scientifico: Corchorus olitorius) in polvere • mix spezie songhai (cannella, noce moscata, finocchietto, cumino…) • 2 cipolle • 1 melanzana amara • 1 cavolfiore • 1 peperoncino • 4 datteri • 100 gr di burro di karité • pepe nero • sale fino • 2 cucchiai di olio di palma

Procedimento

  •         Lasciate marinare per 30 minuti le foglie di fakoye in polvere con il burro di karité.
  •         In una pentola, fate rosolare nell’olio di palma il peperoncino e il pepe, aggiungete la carne tagliata a pezzi e lasciatela cuocere, aggiungendo di tanto in tanto acqua e sale.
  •         A cottura quasi ultimata, aggiungete le spezie songhai e i datteri, poi la melanzana e il cavolfiore, quindi le foglie e il burro di karité, e lasciate sul fuoco ancora una ventina di minuti.
  •         Nel frattempo fate bollire del riso in un’altra pentola. Una volta pronto, servire il riso bianco e aggiungervi sopra la salsa.

Tradizioni

Gli eventi più importanti del Mali sono legati a tradizioni molto antiche: questo è il caso della Transumanza del bestiame di Diafarabé, ripetuta ogni anno nel mese di dicembre. La città dà vita a feste e celebrazioni per il ritorno dei pastori i quali sono stati per mesi lontani da casa. Anche durante l’attraversamento del fiume, vengono rispettati determinati dettami della tradizione e sono proprio gli anziani a sorvegliare questa particolare attività. I Dogon, particolarmente famosi per le maschere intagliate, danno mostra delle loro abilità durante la Festa delle Maschere, celebrazione della durata di 5 giorni nel mese di aprile.

Importante ricordare il famoso Festival nel Deserto che si svolge a Essakane, tra le dune del deserto del Sahara a sole 2 ore di pista da Timbuktu. Si tratta di un concerto annuale in cui viene proposta sia musica tipica tuareg sia musica internazionale. Nel 2003 è stato girato un documentario in lingua francese dal titolo “Le Festival au Désert”. Il Festival nasce con lo scopo di riconciliare le comunità nomadi e sedentarie del Sahara meridionale e, nel tempo, il popolo Tamashek ha aperto l’evento a tutto il mondo.

La tradizione musicale maliana deriva dai “griot”, i “custodi di memorie”. La musica è varia e possiede diversi generi. Tra gli artisti maliani più conosciuti citiamo: Toumani Diabaté, musicista Kora; Ali Farka Touré, chitarrista blues; il gruppo Tuareg Tinariwen; Salif Keïta,, Oumou Sangare, Bassekou Kouyaté , Habib Koné ed infine   il duo Amadou & Mariam. Quest’ultimo è conosciuto come la coppia cieca dal Mali e  si formò all’Istituto per giovani ciechi del Mali, dove Bagayoko e Doumbia (veri nomi dei due artisti) si conobbero e condivisero la passione per la musica. Lo stile musicale della coppia è basato su contaminazioni tra musiche tradizionali maliane e chitarre rock, violini siriani, trombe cubane e altri strumenti tradizionali di Egitto, Colombia, India e altri paesi. Il genere viene spesso chiamato african blues.

SPORT

Lo sport più popolare in Mali è il calcio, che è diventato una passione nazionale quando il Mali è stato scelto per ospitare la Coppa delle Nazioni Africane 2002. La maggior parte delle città hanno club professionisti o semi-professionali, le quali giocano in campionati nazionali e regionali. La Malien Première Division è la massima competizione calcistica del Mali, creata nel 1966. La maggior parte dei club hanno sede a Bamako, la capitale, e le squadre più popolari a livello nazionale sono: il Djoliba Athletic Club, lo Stade Malien de Bamako e l’Association Sportive Korofina

Patrimonio UNESCO

Il Mali è titolare di ben 4 siti patrimonio dell’Unesco:

  1.       Antica città di Djenné (1988): abitata fin dal 250 a.C. questa città divenne un importantissimo collegamento nel commercio dell’oro transahariano. Successivamente, nei secoli XV e XVI fu uno dei centri di propagazione dell’Islam. Oggi è possibile visitare le sue case tradizionali (ca.2.000), costruite su collinette (chiamate toguere) per proteggerle dalle inondazioni stagionali.

 

  1.       Timbuktu (1988): oggi proposta anche come una delle sette meraviglie moderne, è un’antica città Tuaregh o Songhai del Mali che raggiunse il suo massimo splendore tra il 1300 e il 1500. Durante quel periodo fu un importante polo culturale e commerciale ed era così ricca d’oro da essere considerata una sorta di Eldorado dell’epoca. In passato fu più volte ritenuta inaccessibile, come un luogo più mitico che reale, tanto da far dubitare la sua esistenza. Il primo a farne un resoconto fu René Caillié. Ad oggi la città conserva solo una piccola parte della sua ricchezza culturale passata: 700.000 manoscritti arabo-islamici risalenti ai secoli XIII-XVI, le opere di Avicenna (alcuni dei quali arrivati dalla Spagna in seguito alla Reconquista). Un gran numero di queste opere è scritto, usando caratteri arabi, ma anche in lingue africane locali, le cosiddette “lingue ajami“. Le strutture caratterizzate dalla particolare architettura vennero erette col fango che le ha donato una certa solidità.

 

  1.   Tomba di Askia (2004): si tratta di una struttura piramidale di 17 metri costruita da Askia Mohamed, l’imperatore del Songhai, nel 1495 nella sua capitale Gao. Questa tomba testimonia il potere e le ricchezze dell’impero che fiorì durante i secoli XV e XVI grazie al controllo del commercio transahariano di sale e oro. Come le strutture che si trovano a Timbuktù, anche questa architettura fu costruita col fango. Il complesso comprende la tomba piramidale, due moschee a tetto piatto, il cimitero della moschea e il luogo di riunione all’aperto. Infine, venne costruito quando Gao divenne la capitale dell’Impero Songhai e dopo che Askia Mohamed fece ritorno dalla Mecca e proclamò l’Islam religione ufficiale dell’impero.
  2.   Scogliera di Bandiagara (Terra dei Dogon) (1989): paesaggio eccezionale formato da scogliere e altipiani sabbiosi con la presenza di alcune architetture (case, granai, altari, santuari e Togu Na, o luoghi di incontro comuni). L’altopiano di Bandiagara rappresenta uno dei siti geologici, archeologi ed etnologici più impressionanti dell’Africa occidentale. Il Kaga Tondo è il dito più grande della “mano di Fatima”, un complesso formato da 5 aghi in pietra arenaria: Kaga Pamari, Kaga Tondo, Wangel Deblidu, Wanderdu e Suri Tondo (e Hendu Tondo).

Altre bellezze tutte da scoprire

Il Mali possiede ben 4 parchi nazionali, non facilmente accessibili e diverse aree protette: Parc National de la Boucle de Baoulé, a nord-ovest di Bamako, dove è possibile praticare birdwatching; Parc National du Bafing, che si estende lungo il lago formato dalla diga di Manantali, a ovest di Kita, dove è invece possibile vedere diversi primati protetti, tra cui gli scimpanzé; la Réserve d’Ansongo-Ménaka a sud-est di Gao, proprio accanto al Fiume Niger. Qui gli animali sono in gran parte scomparsi, anche se il Niger ospita ancora gli ippopotami. Infine, il luogo che attira maggiormente i turisti, nonostante le difficoltà per raggiungerla è la Réserve de Douentza, un’ampia distesa semidesertica a nord della strada principale tra Mopti e Gao, popolata dai robusti elefanti del deserto. 

All’interno della vasta regione della Boucle de Baoulé, oltre al parco nazionale si trovano altre tre riserve di Fina, di Kongossambougou e di Badinko, e un importante patrimonio archeologico con, ad oggi, più di 300 siti identificati. 

La Riserva della Biodiversità del Parco Bafing a Makana copre un’area di circa 176.469 ettari e si trova nella regione di Kayes. Nel 2002, al suo interno sono state create tre riserve di biotopi: Kouroufing, Wongo e il santuario degli scimpanzé. Tutto ciò è stato realizzato al fine di salvaguardare maggiormente l’area protetta. Inoltre, questo parco è caratterizzato dal susseguirsi di altopiani e pianure dove trovano rifugio un enorme numero di animali (compresi i grandi mammiferi). È possibile quindi osservare leopardi, lontre, bufali, antilopi, numerosi uccelli e una moltitudine di scimmie, tra cui una grande popolazione di scimpanzé. Lungo le rive del Bafing si possono vedere gli ippopotami e negli stagni presenti nel parco vivono alcuni coccodrilli. 

La Riserva naturale del Lago Magui (a Kayes) è un bacino idrico d’acqua dolce il cui percorso sinuoso si estende per 78 km di lunghezza e 15 km di larghezza. Questo lago, perennemente alimentato dai torrenti, rappresenta un serbatoio naturale per la regione di Kayes. Inoltre, essendo molto ricco di piante erbacee e legnose è il luogo adatto a ospitare piccoli mammiferi (cervi, facoceri, iene…), rettili, pesci e uccelli. 

La zona chiamata Gourma in Mali comprende tre regioni (Mopti, Timbuktu e Gao) e ospita la Riserva della biodiversità degli elefanti. L’area si estende su 83 milioni di ettari nella parte orientale del Mali, tra il fiume Niger e il confine con il Burkina Faso. Si tratta di un’enorme area che copre grandi formazioni rocciose, dune, pianure, stagni, laghi ed elefanti.

Il bacino del fiume Niger (dalla diga di Markala al lago Débo) si estende su una superficie di oltre 4 milioni ettari ed è un luogo ricco di risorse naturali e presenta ecosistemi variegati (laghi, pianure, foreste alluvionali,). Quest’area costituisce la più grande zona umida continentale dell’Africa occidentale e la seconda in Africa dopo il delta dell’Okavango in Botswana. Qui è possibile incontrare un elevato numero di animali e piante: ippopotami, caimani, lamantini, rettili (pitoni, lucertole, cobra, vipere), anfibi, ecc. Inoltre, lungo il bacino del fiume Niger si trova un concentrato di attività umane: agricoltura, allevamento estensivo, pesca, raccolta, navigazione, turismo.

Architettura del Mali

In Mali è possibile ammirare le diverse strutture architettoniche che caratterizzano il Paese. Tra queste è importante nominare:

  • Es-Souk: si tratta delle rovine di case, moschee e necropoli appartenenti al periodo pre-islamico.
  • La Cité Historique de Hamdallahi: è stata costruita dai resti dell’antica capitale Diina. Estesa su una superficie di 246 ettari comprende: i resti della fortezza di mattoni fatti di fango; il Palazzo di Sékou Amadou circondato da un muro di pietra; i mausolei all’interno del recinto del Palazzo e la nuova moschea costruita dove un tempo sorgeva quella precedente.
  • Le Fort de Médine: costruita nel 1855 da un ufficiale dell’esercito francese. Data la sua posizione strategica, rappresenta il primo dispositivo militare nella conquista del Sudan. L’edificio è stato a lungo disprezzato poiché era visto come simbolo della dominazione coloniale.
  • La grande mosquée de vendredi de Niono: l’edificio occupa una superficie di 1800 m². La sua costruzione ha avuto inizio nel 1948 e da allora ha subito diversi ampliamenti fino al 1959.
  •  La Mosquée de Komoguel: si trova a Mopti e venne costruita nei primi anni 30 dello scorso secolo al posto di una precedente moschea. Viste le dimensioni, questa struttura accoglie il maggior numero di fedeli della città.
  • Le Tata de Sikasso: fortezza costruita tra il 1877 e il 1897 al fine di proteggere la città. Le dimensioni, lo spessore e i materiali impiegati per la sua realizzazione le hanno conferito uno stile militare dall’aspetto imponente.
  • Cathédrale de Bamako: situata nel distretto di Bamako, nel cuore della città (centro del commercio), la Cattedrale di Bamako è stata eretta nel 1925 dopo l’entrata in vigore del Decreto del 1° agosto 1921 di Roma, col quale venne creato il Vicariato Apostolico di Bamako. La Cattedrale fu terminata nel 1936 ed è considerata un simbolo per la comunità cattolica. Lunga 48 metri e larga 12, fu costruita in pietra in stile romanico-bizantino.
  • L’Eglise de Mandiakuy: Situata a sud della città, questa chiesa fu costruita in un primo momento con capanne di paglia e poi con mattoni di fango, crollò durante l’inverno del 1936. Tra il 1956 e il 1958 fu costruita per la quarta volta in pietra bianca grazie ai finanziamenti della comunità cattolica locale. La chiesa di Mandiakuy è un edificio rettangolare lungo 57 metri e largo 32, con una capienza di ca. 3000 fedeli. Accanto alla chiesa e ad essa collegata si trova la Grotta Mariana, una struttura ad arco in pietra con la statua della Vergine Maria vestita di bianco.
  • Siti storici e paesaggi culturali di Manden (a sud del Mali): è una proprietà composta dal Kamabulon, dalla capanna sacra di Kangaba (costruita nel 1653), dal sito storico di Kurukan Fuga, dalla capanna sacra di Kéniero e dall’arco di Kamandjan.

Il Kamabulon, la capanna sacra di Kangaba, è associato agli elementi sacri che lo circondano: il pozzo, le tre piante (casari), la mediana quadrata detta “wasi“, la tomba di Mansa Sèmè, fondatrice e primo sacerdote della capanna

La capanna di Kéniéro è un edificio circolare costruito in terra al centro del villaggio e coperto da un tetto di paglia conico.

Il sito storico di Kurukan Fuga è un’altura di Bowal, vasta radura che si estende su 32 ettari. È in questo luogo che l’imperatore del Mali, Soundiata Kéita, dopo la sua vittoria sul re di Sosso, nella battaglia di Kirina all’inizio del XIII secolo, convocò un’assemblea generale per l’approvazione della “Carta del Nuovo Manden”.

L’Arco di Kamandjan si trova a circa 4 km dal villaggio di Siby. Quest’area si affaccia su un massiccio di granito che fungeva da muro di protezione per il villaggio e comprende, oltre all’Arca, la grotta dei leoni, il luogo delle divinazioni, la grotta dei sacrifici, i rifugi rupestri, il sito di Telikourou.

 

Introduzione storica a cura di Francesco Scannavini 
Articolo di Caterina D’Onofrio e Marta Previtali

 

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