Alla Clubhouse del Centro Polifunzionale “Giovanni XXIII” di Ritiro, per la chiusura di Contaminazioni Fest, “Lettere dal profondo” promosso da Anymore Onlus insieme al Circolo ARCI Jonio.
L’iniziativa si è sviluppata in due momenti alla presenza di Thilina Feminò, attore teatrale impegnato anche nella promozione di progetti di rilevanza sociale. Nella prima parte Feminò ha raccontato, insieme a Domenico Siracusano che ne coordina le attività, l’esperienza del progetto “Generattivi” promosso da Anymore Onlus su un bando del Garante Regionale dei detenuti sul tema “Genitorialità e pena”. Attraverso laboratori di gruppo e l’utilizzo delle maschere della commedia dell’arte ma non solo, il progetto si realizza sia presso la Casa Circondariale di Gazzi che all’Ufficio Locale Esecuzione Penale Esterna di Messina. «Le maschere ci fanno andare al di là dell’apparenza e riconoscere sentimenti ed emozioni, senza tempo e senza età – ha spiegato Feminò – un lavoro fondamentale per chi è chiamato a ricostruire». «Crediamo che tutti e tutte abbiamo le risorse per essere quello che devono – ha sottolineato Siracusano – per questo è fondamentale tirare fuori e trovare la maschera giusta per agire».
Nella seconda parte, Thilinà Feminò ha letto alcuni brani tratti da “Perdi la madre” “contro-biografia” di Saidiya Hartman, che racconta delle vite nere annientate per sempre dal terrore bianco della tratta di esseri umani. A metà strada tra il racconto autobiografico e un’analisi storiografica della storia della schiavitù, il libro descrive il viaggio in Ghana che però non è alla ricerca delle origini ma di qualcosa che dia almeno il senso dell’enormità inconcepibile che è andata perduta nei forti e nelle celle che condussero moltitudini africane alla «soglia del non ritorno.
«Concludere Contaminazioni Fest parlando di schiavitù ci racconta dell’utopia realizzata della sua abolizione – ha chiosato Domenico Siracusano – a conferma che le battaglie che appaiono impossibili possono essere vinte».