Il Senegal, paese dell’Africa nord-occidentale che si affaccia ad ovest sull’Oceano Atlantico, è conosciuto come il paese della Teranga, che in wolof vuol dire, oltre ad ospitalità, solidarietà e rispetto.
Oggi intervistiamo Luca, volontario di servizio civile in Senegal per il progetto “Tutti a scuola a Pikine Est”, dovuto rientrare dopo meno di due mesi a causa dell’emergenza Covid-19, e Oumar, referente locale del progetto “Salute: stop Malaria e consultorio femminile a Pikine Est”. Entrambi questi progetti di servizio civile sono stati presentati dal C.I.P.S.I. (Coordinamento di iniziative popolari per la solidarietà internazionale).
Luca, 24 anni di Messina.
Volontario Servizio Civile Universale in Senegal
- Dove, come, quando, per quanto, e perché hai fatto volontariato il Senegal?
Ho vissuto in Senegal per quasi due mesi, da metà Febbraio fino all’inizio di Aprile, a Pikine Est esattamente, non lontano dalla capitale Dakar. Stavo svolgendo il servizio civile, ma sono dovuto rientrare in Italia a causa dell’emergenza coronavirus.
- Dove e come vivevi in Senegal?
Vivevo a Pikine, città che conta complessivamente circa 2 milioni di abitanti, in un edificio nel quale al primo piano vi era una scuola elementare e agli altri piani la mia stanza e quella degli altri volontari.
- Quali difficoltà hai trovato?
Tra le difficoltà trovate mi viene in mente il fatto di doversi abituare al non silenzio quasi 24 ore su 24, tra bambini che cantano, richiami dei muezzin e animali vari. Un altro problema è stato per alcuni momenti la mancanza d’acqua.
- Il Senegal è pericoloso?
La zona di Dakar e Pikine Est in particolare,è una zona tranquilla. C’è sicuramente un altissimo tasso di povertà, disoccupazione e analfabetismo, ma ciò non porta a disordini di nessuna natura.
- Un consiglio che daresti a chi vuole fare un’esperienza in Senegal?
Un consiglio che mi viene da dare a chi vuole fare un’esperienza in Senegal è quello di partire senza nessun pregiudizio e aspettativa, di prendersi il giusto tempo per capire la realtà del paese e di avere grande forza di volontà, saper avere pazienza, determinazione, apertura e curiosità: è fondamentale avere un grande spirito di adattamento!
Oumar, 26 anni di Dakar.
Referente locale del progetto “Salute: stop Malaria e consultorio femminile a Pikine Est”.
- Quante lingue si parlano in Senegal?
Oltre al francese, che è la lingua ufficiale, si parlano diola, mandinga, poulard, serere, soninké e wolof che è la lingua più ampiamente usata.
- Quali lingue parli tu?
Francese e wolof.
- La religione è importante? Quante religioni ci sono in Senegal?
Si è molto importante la religione, in Senegal ce ne sono 3 di cui la più importante è quella mussulmana. In piccola percentuale vi sono quella cristiana e animista.
- 3 cose da non fare mai in Senegal
Mentire, rubare, tradire.
- Un consiglio per chi visita il Senegal per la prima volta
Di vivere l’avventura.
Intervista Doppia
Oumar
Come ti immagini l’Italia?
Come tutti i paesi del mondo
Cosa ti piace di più del tuo paese?
La vita familiare
Cosa non ti piace/ cambieresti del Senegal?
Non mi piace la politica del mio paese, è mal governato.
Qual è secondo te la cosa più strana dell’Italia/degli italiani?
Non conosco l’Italia
Quale stereotipo hai dell’Italia/ degli italiani?
Non ne ho
Descrivi il Senegal con un’immagine, un odore e un suono.
Una tigre, l’odore del mango e lo mbalax*.
(*genere musicale senegalese, nato e cresciuto dai griot dell’etnia Wolof, che veniva accompagnato con il Sabar, uno strumento a percussione tradizionale.)
Un ricordo del Senegal?
Sono sempre nel mio paese,quindi non ho nessun ricordo per il momento.
Se potessi scegliere, dove vorresti vivere?
In Senegal con la mia famiglia.
Luca
Primo impatto con l’Africa
Il primo impatto lo definirei forte, anche se immaginavo quella realtà in quel modo, essere lì è diverso, ma dopo qualche settimana mi sono abituato a quei continui suoni e a tutto il resto.
Cosa ti piace di più del Senegal e cosa dell’Italia?
Ciò che mi piace di più del Senegal è l’accoglienza e l’ospitalità della maggior parte delle persone che, anche non conoscendoti, sono spesso pronte a salutarti con un sorriso.
Dell’Italia ciò che mi piace di più è la varietà culturale data dalle molteplici popolazioni che ci hanno vissuto nel corso della storia.
Cosa non ti piace/ cambieresti del Senegal e cosa dell’Italia?
Ciò che non mi è piaciuto del Senegal è il troppo inquinamento e il degrado ambientale in generale. Dell’Italia non mi piace la grande presenza della mafia nella politica.
La cosa più strana del Senegal?
Non direi strana, ma tra gli usi che si allontanano di più dai nostri vi è quello di mangiare tutti assieme da un unico piatto per esempio.
Uno stereotipo sul Senegal vero e uno falso?
Uno stereotipo sicuramente vero è che il Senegal è il paese della Teranga, che in wolof vuol dire ospitalità e rispetto. Uno falso, che può fare riferimento a tutta l’Africa in generale, è che sia pericoloso e violento.
Descrivi il Senegal con un’immagine, un odore e un suono.
I bambini che giocano a biglie in mezzo alla strade sterrate, dei piatti fumanti di riso con pollo o pesce e il richiamo dei Muezzin alle 5 di notte.
Un ricordo del Senegal?
Quando siamo andati tutti insieme al Lago Retta, il lago rosa.
Se potessi scegliere, dove vorresti vivere?
Ancora non so precisamente dove,sicuramente mi piacerebbe in una città vicino al mare