ScopriAMO la Nigeria: Storia, Lingua e Cultura
Contesto Storico
Ben più di 2.000 anni fa nell’odierna Nigeria, la civiltà Nok lavorava il ferro e produceva sofisticate sculture in terracotta. Nei secoli successivi nelle zone limitrofe al lago Ciad, i regni Hausa e l’impero Bornu prosperarono in quanto importanti crocevia dei commerci nord-sud tra i Berberi del Nord Africa e le popolazioni delle foreste, che scambiavano schiavi, avorio e noci di cola per sale, perline di vetro, corallo, vestiti, armi, barre di ottone e conchiglie dette cauri, usate come moneta. Nel sud-ovest, il regno Yoruba fu fondato attorno al 1400, ed ebbe il suo momento di massima importanza tra il XVII e il XIX secolo, raggiungendo un alto livello di organizzazione politica e una notevole estensione, arrivando a comprendere territori che arrivavano fino al moderno Togo. Nel sud della Nigeria sorse invece tra XV e XVI secolo il Regno del Benin. L’antica Nigeria aveva sviluppato un esercito efficiente, un elaborato cerimoniale di corte ed un artigianato i cui lavori in avorio, legno, bronzo ed ottone sono apprezzati a livello mondiale ancora oggi.
Lingua
La lingua ufficiale della Nigeria è l’inglese, introdotto durante l’epoca coloniale, oggi è impiegato nelle comunicazioni ufficiali da parte del governo, nella stesura delle leggi, nel sistema giudiziario nigeriano e viene insegnato nelle scuole. Nonostante ciò, l’inglese è parlato principalmente tra i residenti delle regioni urbane del Paese.
Con più di 186 milioni di abitanti, 79 dei quali parla inglese, la Nigeria rappresenta uno dei paesi anglofoni più popolosi al mondo.
L’inglese parlato nel Paese si distingue dall’inglese britannico e da quello americano per esserne una versione semplificata e africanizzata, chiamata comunemente “pidgin English” (o broken English).
Il termine “pidgin” viene utilizzato per indicare un linguaggio derivante dall’unione di più lingue parlate da popolazioni diverse, venute a contatto tra di loro, a seguito di migrazioni, colonizzazioni e scambi commerciali.
Oltre all’inglese, ogni nigeriano parla la lingua propria del gruppo etnico cui appartiene. In Nigeria, infatti vi sono più di 527 lingue diverse, parlate dalle differenti etnie presenti sul territorio. Se si contano poi i dialetti, questi superano le migliaia. Tutte queste lingue possono essere raggruppate in due famiglie linguistiche principali: lingue afro-asiatiche e quelle appartenenti alla famiglia Niger-Congo (definita anche Niger-kordofaniana).
Alcuni gruppi etnici più importanti sono Fulani, Hausa, Igbo, Yoruba e Ijaw. Questi danno il nome ai dialetti più diffusi nel Paese: Hausa, Yoruba e Igbo.
La lingua Hausa è una lingua ciadica (parlata nelle aree settentrionali di Nigeria, Niger, Ciad, Repubblica Centrafricana e Camerun) appartenente al gruppo afro-asiatico. Lo Hausa è parlato da oltre 20 milioni di abitanti (e molti altri la usano come seconda lingua), risultando così uno degli idiomi più parlati in tutta l’Africa. Inoltre, questo gruppo etnico costituisce ca. il 25% della popolazione nigeriana. Lo Hausa si basa sul dialetto Kano e il suo alfabeto prende il nome di “boko”, nome con cui viene definito l’alfabeto latino, imposto dai colonizzatori in sostituzione dell’alfabeto arabo (“ajami”) in uso fino a quel momento. Ancora oggi questo idioma si basa sui due alfabeti sopracitati. Per quanto riguarda la grammatica, lo Hausa si distingue dalle altre lingue africane ed è più simile alle lingue semitiche (distinzione tra genere maschile e femminile dei sostantivi e aggettivi). La coniugazione dei verbi non avviene direttamente ma è a carico dei pronomi personali. Negli ultimi tempi questa lingua si è molto diffusa non solo ai media locali ma anche a quelli internazionali come Deutsche Welle, Voice of America e The BBC.
Lo Yoruba (in lingua “èdè Yorùbá”) è la lingua madre del popolo Yoruba, originario dell’Africa occidentale ed è parlata da più di 18 milioni di nigeriani (più di 30 milioni in tutta l’Africa). Diffusa soprattutto nella Nigeria sud-occidentale, in alcune zone del Benin e Togo, questo idioma appartiene alla famiglia delle lingue Niger-Congo e il suo linguaggio si compone di tre toni: alto, medio e basso. Inoltre è diffusa anche in Brasile, Repubblica Dominicana e Cuba, dove è chiamata Nago. L’area linguistica dello Yoruba è comunemente conosciuta con il nome di Yorubaland, ovvero gli stati federali nigeriani di Oyo, Ogun, Ondo, Kwara, Lagos e la parte occidentale del Kogi.
L’Igbo è la lingua parlata dalla popolazione igbo che vive nelle regioni sud-orientali della Nigeria, note per un breve periodo con il nome di Biafra. Questo idioma appartiene al gruppo Volta-Niger, il quale rientra nella più ampia famiglia linguistica Niger-Congo. In Nigeria, questa lingua è diffusissima: sono ca. 24 milioni i nativi che la parlano. L’Igbo, basato sui dialetti Umuahia e Owerri, presenta oltre 20 dialetti.
Cucina
Se siete amanti dei piatti piccanti, la cucina nigeriana, famosa per essere molto piccante, fa al caso vostro: il peperoncino non può infatti mancare nella preparazione dei piatti della tradizione del Paese. I piatti principali consistono in zuppe speziate con carne e patate. Tra queste troviamo l’efo, una zuppa di verdure miste, l’egusi, stufato di carne e peperoncino rosso e lo isi’ewu, stufato di capra e pepe. Inoltre sono da provare anche i tortini di fagioli farciti così come il ragù di arachidi o all’olio di palma con pollo (o carni d’altro tipo), peperoncino e riso.
Nel Paese non esistono regole precise per il pranzo: non esiste una distinzione tra antipasto, primo, secondo, contorno e dessert; come non vi è differenza tra i piatti di carne, pesce e verdure. Nei piatti della tradizione tutti questi ingredienti, e molti altri a noi sconosciuti (anche per il modo di cucinarli), vengono serviti insieme, amalgamati da brodi, salse, spezie e aromi.
Non si tratta di una cucina raffinata, più che pensare al gusto, è dettata dalla necessità e cerca di valorizzare al meglio i prodotti del territorio, caratterizzato da un clima caldo e umido.
Nel Paese si distinguono due stili di cucina, diversi per ragioni culturali e territoriali, tra area meridionale, dove si utilizza molto il pesce sotto forma di stufati; e quella settentrionale. Inoltre in tutta l’africa occidentale, compresa la Nigeria, si trovano olio di palma, latte di cocco e peperoncino.
I piatti della cucina quotidiana sono economici e a base di carne e cereali (che fanno da padroni nell’alimentazione nigeriana): (come già detto) si tratta per lo più di zuppe e stufati, accompagnati da vari tipi di carboidrati (garri – fatto con la cassava e fufu, una sorta di polenta nutriente e gustosa a base di mais) che fanno da “pane” e si consumano con le mani.
Nelle grandi occasioni di festa, la cucina assume un aspetto ricco e sontuoso: i piatti che vengono preparati in queste situazioni sono l’egusi soup o l’ edikang ikong soup (zuppa di verdure molto ricca). La prima è a base di semi di Egusi macinati che donano alla zuppa un aspetto e un sapore unici; la seconda invece è considerata il “piatto dei ricchi” per la quantità e il prezzo degli ingredienti (carne di manzo e pesce essiccato, carne di cespuglio, gamberi di fiume, shaki -trippa di mucca-, kanda, foglie di zucca, foglie d’acqua, ugu, cipolla, pervinca, olio di palma, sale e pepe).
Bevanda preferita e diffusa in tutta la Nigeria è il vino di palma, un succo del tutto naturale ricavato dalle palme. Dalle stesse si ottiene anche l’olio di palma, un olio rossastro e saporito ampiamente impiegato nelle zuppe e negli stufati.
Tra gli ingredienti più utilizzati nella preparazione dei piatti nigeriani troviamo vari tipi di foglie (Afang o foglie di Uzaki, Atma o Beletientien – usata nella zuppa Banga e Bitterleaf – foglia dal sapore molto amaro usata per la preparazione della zuppa Egusi), avocado (mangiati da soli o tagliati a metà e ripieni di frutti di mare cotti), i fagioli dall’occhio (o fagioli marroni impiegati per cucinare l’Akara Moin-mom e la zuppa Gbegiri), banane e foglie di banane (vi si avvolgono gli alimenti per la cottura al vapore, l’Anyan-Ekpang o l’Ebiripo), oltre ad un’ampia quantità di tuberi (cassava, manioca – usati per fare il Gad o cotti con una noce di cocco, Eberebe – igname, raccolto durante la festività dello Yam Festival nella regione di Igbo) e cereali (mais dolce o maize, le cui pannocchie vengono bollite e/o arrostite con contorno di fagioli).
Inoltre è possibile degustare mango, platani (cucinati in vari modi o in forma di zuppa con abbondanti spezie, cipolle, pomodori e peperoni), frutti dell’albero del pane (grossi frutti verdi appesi agli alberi) mangiati solo una volta cotti e dal sapore simile alle patate bollite (possono essere anche fritti come patatine), budini preparati con i piccolissimi grani ottenuti dal miglio, la farinata di Okro (dita di donna), iru (carrube o fagioli neri fermentati), arachidi (il cui olio viene utilizzato per la cottura), garden eggs (o melanzana africana dal sapore leggermente amaro: si mangia cruda come frutto o aggiunta agli stufati) e cocoyam (simile a una patata con la buccia fibrosa), le cui foglie tenere sono usate per preparare la minestra cocoa-yam (o Ekpang Nkukwo).
Ricetta Puff puff nigeriano
www.taccuinigastrosofici.it/ita/ricette/contemporanea/zuppe-erbaggi/Puff-puff-nigeriano.html
Ingredienti (per 40/60 polpette):
- 2 tazze di farina,
- 2 tazze d’acqua,
- ½ tazza di zucchero,
- 2 cucchiaini di lievito,
- olio vegetale.
Procedimento:
- Miscelare la farina, lo zucchero, l’acqua e il lievito fino ad ottenere un impasto morbido; attenderne la lievitazione per circa 2 ½ ore.
- Mettere in una casseruola a fuoco basso l’olio vegetale, fino a 5 cm dal fondo del tegame.
- Quando l’olio sarà sufficientemente caldo, usare un cucchiaio per prendere l’impasto e metterlo nell’olio ottenendo così delle palline.
- Friggere per qualche minuto fino a che il lato inferiore sarà dorato; girare la pallina e friggere per qualche altro minuto l’altro lato.
- Con un grosso cucchiaio estrarre le palline, e passarle su un carta da cucina per scolare l’olio in eccesso.
- Se si desidera aggiungere un sapore dolce a questa ricetta, passare le palline nello zucchero.
Festività
La festa di Sallah è la festività più sentita in Nigeria e cade in concomitanza con la fine del Ramadan (inizio febbraio) e del Tabaski (fine di aprile). L’evento principale delle celebrazioni è rappresentato dal Durbar, una variopinta sfilata di cavalieri Hausa-Fulani riccamente vestiti, emiri con abiti da cerimonia, lottatori che sfoggiano i loro bicipiti e suonatori di liuto che con copricapi tipici.
Sulle rive del fiume Sokoto, dopo i festeggiamenti di Sallah, si svolge l’Argungu Fishing and Cultural Festival, un festival acquatico dove si mostrano le proprie abilità e le proprie tecniche nella pesca. Inoltre durante questo festival si praticano sport acquatici e si svolgono diverse attività, tutte legate all’acqua.
Arte
L’arte nigeriana può essere suddivisa in 5 fasi ben distinte: Nok, Igbo-Ukwu, Ife, Tsoede e Benin.
Durante la prima fase (Nok, 500 a.C. – 200 d.C.) vennero realizzate le più antiche sculture in terracotta subsahariane note fino ad oggi. Data già la complessità delle opere create è stato ipotizzato che questo primo periodo sia stato influenzato da un precedente periodo culturale. Le sculture rintracciate nella zona a Nord del Paese (tra i fiumi Niger e Benue) raffigurano principalmente animali realistici e scene prese dall’agricoltura: a dimostrazione dell’abilità degli artisti di convertire immagini prese dalla natura circostante in opere solide e resistenti nel tempo. Elementi peculiari dell’arte Nok sono gli occhi e le sopracciglia a semicerchio; il foro presente negli occhi, nelle narici, nelle labbra e nelle orecchie; la posizione anomala di queste ultime (spesso poste dietro la testa) e una raffinatezza unica nello scolpire le capigliature.
La seconda fase (Igbo-Ukwu, IX-XI secoli) si caratterizza per la produzione di oggetti in bronzo, realizzati con grande padronanza della tecnica di fusione a cera persa; oltre a vasi, catene di rame, braccialetti ed altri ornamenti vari. L’arte Igbo-Ukwu sviluppò con molta attenzione e cura le decorazioni funebri e le perle vitree. L’originalità di quest’arte deriva dal decorare le superfici con piccoli insetti e/o sottili spirali.
L’arte Ife (XII secolo) è rappresentata dal ritrovamento nel 1910 del reperto della testa in bronzo che dovrebbe raffigurare la divinità del mare Olokun. Successivamente, nel 1938 vennero scoperte altre teste in bronzo, arrivate in buon stato fino ai giorni nostri. Altre opere di quest’epoca sono state ritrovate nel santuario della divinità del fiume Oshun. Questa è l’unica tra le arti africane a rappresentare la figura umana con grande realismo e abbonda di maschere a fini cerimoniali. L’arte Ife presenta qualche segno di continuità con l’arte Nok e qualche elemento che influenzerà le fasi successive, in particolare quella di Benin.
La quarta fase (Tsoede, XIII secolo) si distingue per i suoi famosi bronzi, composti da figure maschili (i guerrieri), femminili e animali. Tratti tipici di questa fase sono l’assenza di simmetricità delle figure e la loro proporzionalità realistica.
Infine, l’arte Benin (dal XIV al XVIII secolo) produsse innumerevoli sculture in avorio e in bronzo, conservate nei musei di tutto il mondo. Si trattava di un’arte regale in quanto solo il re poteva commissionare tali sculture. L’arte Benin può essere suddivisa in tre periodi: quello iniziale, in cui le teste simboleggiavano i re più che ritrarli; Medio, durante il quale si realizzarono le decorazioni del Palazzo Reale (grande quanto quasi mezza città, con colonne in legno impreziosite con placche in bronzo raffiguranti scene di corte e mostranti l’evoluzione dello stile dal basso all’alto rilievo) e Tardo, nel quale le teste bronzee si fecero più pesanti e servirono anche come base per zanne lunghe oltre il metro.
Musica
In Nigeria convivono più di 400 etnie, ognuna delle quali possiede una propria tradizione musicale. Ciò nonostante è possibile individuare tra le varie culture alcuni tratti simili che le accomunano. Un elemento ricorrente nella musica corale e cantata è l’uso dello schema cd. “call-and-response”, ovvero un solista e il coro dialogano tra di loro alternandosi, come per l’appunto in un “botta e risposta”. Il ritmo ha un ruolo fondamentale nelle canzoni africane, tanto che si è optato per soluzioni poliritmiche, nelle quali due o più battute distinte vengono suonate simultaneamente.
In particolare la Nigeria è stata più volte definita come “il cuore della musica africana” , non solo per il fatto di possedere svariati generi musicali (musica folk e popolare) ma anche per essere stata il luogo dove si sono sviluppati moltissimi generi di musica pop africana di grande rilievo: la palm wine music, la highlife, il jùjú, l’afrobeat e le varianti nigeriani dell’hip hop e del reggae.
Tra gli strumenti musicali più utilizzati troviamo le percussioni, come tamburi, di cui ne esistono diverse categorie: quelli tradizionali si ricavano da un blocco di legno o da una zucca vuota (diffusa poi è la forma a clessidra, come lo djembé); xilofoni costruito con del legno leggero e l’impalcatura in banano; campane in ferro o bronzo (tipiche nelle orchestre islamiche del nord del Paese) e altre percussioni per così dire informali (pentole d’argilla riempite con diversi livelli d’acqua per ottenere suoni differenti, suonate con delle bacchette munite di cuscinetti morbidi; o sonagli ricavati da zucche vuote e riempite con perline e conchiglie).
Molto diffuso è l’arco musicale, costituito da una singola corda tesa fra le estremità di un legno curvo, il quale viene colpito e/o pizzicato. L’uso di questo strumento è spesso associato ai riti agricoli.
Tra gli altri cordofoni vi sono il goje, un specie di fiddle ad una corda tipico della cultura hausa; diverse arpe a 5 o 6 corde, usate dal popolo Tarok (Nigeria orientale); violini, quelli a una corda sono tipici del nord del Paese; e liuti, suonati da Hausa e Kanuri.
Infine, tra gli strumenti a fiato più diffusi vi sono diversi tipi di tromba (come la kakaki, lunga più di 2 metri), corni, chiarine, flauti e fischietti.
Per gli amanti dello sport
Il calcio è di sicuro uno degli sport più praticati in Nigeria e la nazionale è stata per tre volte campione della Coppa d’Africa. Fra i calciatori nigeriani di fama internazionale citiamo: Jay-Jay Okocha, (inserito nella lista FIFA 100), Taribo West, Obafemi Martins, Joseph Yobo, Nwankwo Kanu, John Obi Mikel e Finidi George, oltre alla figura di Stephen Keshi, calciatore e poi allenatore nigeriano.
Per quanto riguarda il pugilato, la Nigeria annovera, fra i molti, Dick Tiger, campione mondiale di pesi medi dal 1962 al 1963 e dal 1965 al 1966 e successivamente campione dei mediomassimi dal 1966 al 1968.
La prima medaglia olimpica della Nigeria venne vinta nel salto in lungo da Chioma Ajunwa, durante i giochi olimpici di Atlanta del 1996.
Infine tra gli sport più seguiti vi sono la pallacanestro (grande giocatore Hakeem Olajuwon) e il rugby.
Curiosità
Tipico tra i nigeriani è avere 3 matrimoni (sempre che non si sposino con persone straniere): il primo è tradizionale, il secondo si svolge in una corte e il terzo si celebra in chiesa o nella moschea. Il senso di questa tradizione sta nel fatto che l’unione tra i due coniugi deve essere riconosciuta dalla tradizione, dalla legge e dalla religione.
Altre usanze includono l’aiuto dopo il parto da parte della suocera nei confronti della nuora e per i giovani, è previsto che l’apprendistato si svolga presso uomini più anziani e più ricchi.
Gli abiti, coloratissimi e dalle tinte sgargianti, variano a seconda dell’occasione. Ogni festa vuole un abito, corredato da sandali, differente che serve a identificare il livello sociale di chi lo indossa: più lunga è la tunica, maggiore sarà il benestare di colui che la indossa.
L’etichetta in Nigeria:
Quando si incontra una persona per la prima volta, il saluto più comunemente usato è una stretta di mano, accompagnata da un sorriso caloroso e accogliente. E’ importante sorridere e mostrare un piacere sincero nell’incontrare la persona. Inoltre, gli uomini possono appoggiare la mano sinistra sulla spalla dell’altra persona mentre si stringono le mani. Non bisogna affrettare il saluto (ritenuto un gesto scortese), è necessario prendersi del tempo per domandare della salute della persona, della famiglia e altre cortesie sociali. I membri della stessa famiglie e gli amici più stretti, invece, si abbracciano e baciano quando si incontrano. E’ comune che un uomo nigeriano aspetti che sia la donna ad allungare la mano per stringerla; mentre i musulmani osservanti non stringono la mano a persone del sesso opposto. Inizialmente, ci si rivolge a una persona con il suo titolo accademico, professionale o onorifico seguito dal cognome. Per utilizzare il nome, è obbligatorio aspettare che sia la persona ad invitare a farlo. Gli amici e i parenti non seguono questa regola ma, al contrario, possono rivolgersi agli altri con il solo nome, il solo cognome, il soprannome… Quando poi si saluta una persona visibilmente molto più anziana, come segno di rispetto e referenza bisogna sempre chinare leggermente il capo.
Esiste poi una serie di “regole” da seguire per quanto riguarda il regalo: quando si è invitati a cena da qualcuno si porta frutta, noci o cioccolatini al padrone di casa. Un regalo ai bambini è sempre ben visto. Nel porgere un regalo si usa la mano destra o entrambe le mani, non si usa la mano sinistra. I musulmani, durante il ramadan, sono soliti regalare cibi o frutta. I regali sono confezionati e non sempre vengono aperti quando sono ricevuti. Infine, per i doni fatti da un uomo a una donna, bisogna dire che provengono da un membro femminile (madre, moglie, sorella…) della famiglia dell’uomo, mai dall’uomo stesso.
UNESCO
In Nigeria è possibile visitare ben due siti patrimonio dell’Unesco:
- Paesaggio culturale di Sukur (1999): questo luogo è una testimonianza sorprendentemente intatta di una società. Il Palazzo della Hidi (capo) sorge su una collina dalla quale domina i villaggi sottostanti, i campi terrazzati e i simboli sacri; oltre ai resti di un’ex industria del ferro.
- Bosco sacro di Osun-Osogbo (2005): si tratta di un’alta fitta foresta primaria a Osogbo (città del sud del Paese). Considerato la dimora della dea della fertilità Osun e pantheon di altre divinità Yoruba, il bosco è costellato da santuari e tabernacoli, sculture e opere d’arte in onore delle divinità. Testimonia l’usanza di creare boschi sacri fuori dagli insediamenti. Inoltre questo sito è visto come simbolo di identità della cultura Yoruba (ed è probabilmente anche l’ultimo).
Altre bellezze da scoprire
La Nigeria ospita ben otto parchi nazionali (elencati di seguito) che complessivamente coprono un’area di oltre 20000 km², ovvero ca. il 3% dell’intera superficie della Nigeria. Oltre all’immensa flora (savane, foreste, savane arbustive, zone boscose, foreste pluviali …) è possibile vedere moltissimi mammiferi, come elefanti, licaoni, giraffe, ghepardi, leoni, gazzelle, antilopi, bufali e alcelafi; uccelli; rettili; anfibi e insetti.
- Parco nazionale del Bacino del Ciad (Borno, Yobe);
- Parco nazionale del Cross River (Cross River), dove si possono osservare le colline e le montagne di Oban Hills (Korup);
- Parco nazionale di Gashaka-Gumti (Taraba, Adamawa);
- Parco nazionale di Kainji (Niger, Kwara);
- Parco nazionale di Kamuku (Kaduna);
- Parco nazionale di Okomu (Edo);
- Parco nazionale di Old Oyo (Oyo, Kwara) e
- Parco nazionale di Yankari (Bauchi).
Ma non solo, in Nigeria esistono altri luoghi che meritano di essere citati: l’Eredo di Sungbo, un sistema difensivo costituito da un fossato e un muro che circonda la città di Yoruba; Kwiambana (e/o Ningi), un complesso di strutture di fango circondate da mura e da un fossato; le Mangrovie del Delta del Niger, un’ecoregione dell’Africa centrale e occidentale; la collina di Oke Idanre, un’alta pianura con spettacolari valli intervallate da inselberg (rilievi isolati a forma di cupola) di ca. 3000 piedi s.l.m.; il complesso del Tempio della Grotta (Arochkwu Long Juju Slave Route), costituito da un burrone, coperto da un fitto sistema di tunnel, dal santuario oracolare di Ibn Ukpabi, dalla cascata e dal trono del giudizio (coloro che venivano condannati, entravano nel tunnel oscuro, mentre agli innocenti era consentito il ritorno a casa); le Antiche mura di Kano e i siti associati, una struttura in terra lunga 14 km costruita per proteggere la popolazione in crescita; il Paesaggio culturale di Surame; l’Alok Ikom Stone Monoliths; le grotte di Ogbunike e il Paesaggio culturale del Lago Ciad.
Introduzione storica a cura di Francesco Scannavini
Articolo di Caterina D’Onofrio e Marta Previtali
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