ScopriAMO il Burkina FasoStoria, Lingua e Cultura

Contesto Storico

Similmente a molte delle nazioni dell’Africa occidentale, il Burkina Faso era abitato da popolazioni di cacciatori e raccoglitori di bacche nella parte nord-occidentale della regione in un’epoca databile tra il 12000 a.C. e il 5000 a.C. Alcuni insediamenti apparvero tra il 3600 a.C. ed il 2600 a.C. con la costruzione di fattorie di cui sono rimaste tracce evidenti. L’utilizzo di materiali come il ferro, la ceramica e la pietra liscia si svilupparono tra il 1500 a.C. e il 1000 a.C., in concomitanza con il sorgere di una coscienza religiosa come testimoniato dai resti di alcune sepolture cerimoniali. Sono state trovate anche tracce della cultura Dogon, soprattutto nelle regioni centro-settentrionali, ma questi insediamenti vennero poi abbandonati tra il XV secolo e il XVI secolo. Sparsi un po’ ovunque nella regione sud-occidentale del Burkina-Faso si trovano resti di alte muraglie ma nulla ancora è stato possibile ricostruire dei loro edificatori. Tra il XV ed il XVI secolo il Burkina Faso fu un fondamentale snodo mercantile per l’Impero Songhai.

Lingua

La lingua ufficiale del Paese è il francese, introdotto nel periodo coloniale; ma la più parlata è la lingua more (in nome nativo mòoré, parlata dai mossi). Si tratta di una lingua appartenente alla famiglia linguistica niger-kordofaniana, una delle più ampie al mondo e copre una vasta area geografica dell’Africa: in Burkina Faso è parlata da oltre 5 milioni di abitanti (40% della popolazione); ed è molto diffusa anche in altri stati africani (Benin, Costa d’Avorio, Ghana, Mali, Togo).

Il francese, insegnato nelle scuole, viene impiegato nelle istituzioni giudiziarie, amministrative e politiche del paese e altresì dalla stampa. Nonostante l’ampio uso di tale lingua per scopi ufficiali, solo il 15% della popolazione lo parla quotidianamente. Tra le altre lingue locali parlate vi sono Fulfulde o Fula, Dyula, Gourmanché e Malinké.

Inoltre, ad oggi, si contano ben 67 dialetti (Bobo, Bissa, Dagare, Bwa, Samo).

Curiosità

L’intera giornata del burkinabé è strutturata in modo da avere frequenti momenti di riflessione collettiva, spesso gustando un tipico thè caldo. L’organizzazione sociale si sviluppa in una piramide gerarchica legata all’età. Alla base di tale piramide vi è il concetto di “grande famiglia” (o “lamoroya” nel dialetto locale). Ciascun membro di questa unità sociale vive in un complesso costituito da edifici bassi, con un solo piano e attorno ad un unico cortile.

L’abbigliamento informale non è contemplato, eccezione fatta per i più giovani, e particolarmente elegante è l’abito da festa (maschile e femminile), che prende il nome di grand boubou.

 Cucina

Il piatto principale della tradizione burkinabé è il Tò: una sorta di polenta preparata con farina di miglio e di granturco, servita tiepida e accompagnata da diverse salse (la più diffusa è quella con il gombo, una specie di peperone). Le più comuni sono le salse a base di foglie di baobab (chiamata otonpienou) e/o acetosa (chiamata bikalga), inoltre, queste variano da regione a regione a seconda degli ingredienti che, come la pasta dell’albero del burro o di glicine tuberoso, vengono aggiunti durante la preparazione. Oltre a quanto già detto, le salse possono essere insaporite con il soumbala, ottenuto dai baccelli essiccati del neré (carrube africana o dodongba).

Altro piatto della tradizione a base di miglio, sono le polpette di miglio piccolo N’yiéri (Boalboalla). Dietro questo piatto, la leggenda narra che, in un periodo di carestia, un uomo partì per cercare da mangiare per la sua famiglia. Dopo aver vagato a lungo, per non tornare a casa a mani vuote, decise di portare ai familiari un sacco di sabbia, la quale una volta aperto dalla moglie si trasformò in miglio. La famiglia decise allora di seminarne una parte e di mangiarne un’altra: da quel giorno nessuno più patì la fame. Ancora oggi i grani di miglio contengono granelli di sabbia per non dimenticare le origini dello N’yiéri.

Nelle regioni settentrionali il latte è parte essenziale della dieta, mentre in quelle meridionali si coltivano e mangiano soprattutto patate dolci. Tra gli altri tuberi si trovano fabirama (dal sapore simile alla patata) e igname.

Molto diffuso è il riso (ris sauce, ris gras e riso yala yala), base dell’alimentazione del Paese, servito con salsa di verdure, di pesce, di manzo, di melanzane o con ciò che si ha a disposizione.

Il pesce (carpe e capitaine) è soprattutto quello di fiume che spesso viene consumato fritto e usato per completare altri piatti.

Per quanto riguarda invece la carne, bianca o rossa, viene arrostita (brochettes, spiedini di carne) e insaporita con le varie spezie del luogo (tra queste vi è anche la cannella). Nelle aree rurali non viene consumata spesso ma solo nelle occasioni speciali (matrimoni e nascite).

Altri prodotti dell’alimentazione dei burkinabé sono i niebé (fagioli diffusissimi nella regione anche grazie alla loro capacità di adattarsi ai difficili climi africani); il sesamo e il shitumu (o chenille du karité, sono bruchi o larve di una farfalla notturna). Questi bruchi sono molto apprezzati dalla comunità Bobo poiché ricchi di proteine e molto nutrienti e sono molto utilizzati nella preparazione dei piatti tradizionali. I shitumu, che vivono sulle foglie di karité, vengono raccolti prima che avvenga la loro metamorfosi in bozzoli, bolliti in acqua bollente, asciugati, essiccati e, infine, fritti in olio bollente. Sono usati per cucinare zuppe e insalate oppure vengono conservati mediante essiccazione al sole per un uso successivo. Esiste un festival loro dedicato: ogni anno nel mese di agosto, i shitumu vengono celebrati dalla popolazione locale.

Altro piatto consumato in Burkina Faso è il Tatabi, un insetto verde che ricorda molto lo scarafaggio, che viene grigliato e degustato in occasione delle feste in onore dei capi del villaggio. Una leggenda narra che questi insetti debbano essere raccolti in gruppo e mai da soli, in quanto gli spiriti maligni approfitterebbero della raccolta dei tatabi per tendere delle trappole ai cacciatori. 

Tra gli altri legumi, oltre ai fagioli, si mangiano lenticchie, piselli e arachidi. 

 Passeggiando per le strade della capitale Ouagadougou ci si trova di fronte ad una grande varietà di “cibi da strada”, si possono trovare infatti: gallette di miglio e legumi, pittule (o, in lingua moré bourmasa) e “turcinieddhi”, carne alla brace (capra, pollo, bovino, maiale) ma anche spiedini di soia.

Non può poi mancare la frutta: banane, avocado, mango, papaya e ananas.

Infine, tra le bevande più diffuse, vi sono la birra fatta con il miglio (dolo) e le limonate a base di zenzero, bissap (karkadé), tamarindo, menta, melograno e baobab.

Secondo la tradizione quando un estraneo si presenta al villaggio viene offerta la cd. acqua bianca o acqua di benvenuto: si tratta di una bevanda zuccherata detta zoom-koom (“acqua farinosa”).

 Ricetta del Tò 

http://www.rai.it/dl/portali/site/articolo/ContentItem-6769556d-a94d-4151-a44f-c779e02cb197.html

Ingredienti per circa 6/7 persone:

  • 1 kg di farina di miglio o di mais o una miscela di entrambe;
  • 750ml d’acqua per diluire;
  • 2 litri d’acqua per la cottura e
  • sale.

Per la salsa Gombos:

  • 15-20 gombos (Okra) freschi;
  • 1 cucchiaio per la salsa soumbala;
  • 2-3 cipolle;
  • 100ml di olio vegetale;
  • 1 peperoncino (Habanero) e
  • sale.

Procedimento:

  •  Per la salsa Gombos, tagliare e sbucciare le cipolle e il soumbala insieme fino a formare una pasta di colore marrone. Lavare i gombos, togliere la testa, tagliarli e poi sbucciarli. Abbassare il fuoco per cuocere a fuoco lento. Riscaldare con l’olio in una pentola. Lasciare cuocere per 20’ mescolando ogni tanto affinché il gombo non si attacchi al fondo della pentola. Tra i 5 e 10’ prima della fine della cottura, aggiungere il peperoncino.
  • Versare i 750ml d’acqua nella farina per diluirla fino ad ottenere una miscela cremosa. Bollire in una pentola 2 litri d’acqua e sale e attendere che l’acqua giunga ad ebollizione: dopodiché versare la farina in piccole quantità e mescolare con un cucchiaio di legno. Abbassare il fuoco. Mescolare continuamente affinché l’amalgama venga cotta uniformemente: si deve ispessire a poco a poco ma non si deve rompere. Al bisogno aggiungere un po’ d’acqua molto calda.
  • La cottura è completa quando si ottiene una pasta che si stacca a pezzi. Servire a caldo insieme alla salsa Gombos.

 Il gombo è una pianta originaria dell’Africa tropicale e coltivata nei paesi caldi. È conosciuta anche come ocra od okra (in altre lingue gombeau, gombault, okro) e fornisce frutti che sono consumati soprattutto in Africa e in India. Attualmente viene coltivato anche in Italia, data la domanda di questo prodotto da parte delle varie comunità di immigrati che ne fanno uso nella propria cucina: la Sicilia è la regione italiana con la maggiore produzione di ocra.

Cinema

Il FESPACO (acronimo per Festival Panafricain du Cinéma de Ouagadougou) è un festival cinematografico che si svolge ogni due anni nella capitale burkinabé. Istituito nel 1969, il premio rappresenta una parte importante dell’industria cinematografica dell’Africa occidentale. La forte popolarità ottenuta nel tempo su piano internazionale ha fatto sì che molti giovani registi africani potessero trovare un mezzo per farsi conoscere a livello mondiale. Molti sono poi i produttori nazionali conosciuti nel mondo e vincitori di premi internazionali. Per molti anni la sede della FEPACI (Federation of Panafrican Filmmakers) si è trovata a Ouagadougou ma, nel 2006 questa fu trasferita in Sudafrica (in Burkina Faso rimane la sede centrale dell’organizzazione).

Tra i registi più famosi del Paese, vi sono Gaston Kaboré, Idrissa Ouédraogo e Dani Kouyate.

Non tutti sapranno che il Burkina Faso produce anche famose serie televisive, tra le quali troviamo Bobodjiouf, con più di 150 episodi è la serie più seguita nell’Africa francofona di carattere umoristico diretta da Patrick Martinet e Adjaratou Dembele; e Kayjetrabh.

SIAO

La Fiera Internazionale dell’Arte e dell’Artigianato (o in francese, da cui è ricavato poi l’acronimo, “International de l’Artisanat de Ouagadougou”) è un evento che si tiene ogni 2 anni nella capitale burkinabé. Si tratta di una delle più importanti esposizioni d’arte e d’artigianato africane. Promosso dall’ONAC (National Board of Foreign Trade) e dal Governo del Burkina Faso, la SIAO è stata creata nel novembre del 1984 per due scopi precisi, oltre alla promozione dell’artigianato africano. Questi sono il progresso economico e sociale: ovvero da un lato il Burkina Faso voleva trovare un modo per accedere al mercato internazionale, ponendo l’attenzione sulle difficoltà legate allo sviluppo dell’artigianato nei paesi africani; e dall’altro voleva trovare il mezzo per “spingere” gli artigiani all’autopromozione. Infine, questo salone permette a persone di diversa provenienza di incontrarsi, negoziare, discutere, trattare e vendere i propri prodotti.

Sport

Gli appassionati di ciclismo già conosceranno il Tour du Faso, la corsa a tappe maschile di ciclismo su strada che si svolge ogni anno in Burkina Faso. Questa gara nasce nel 1987 e dal 2005 rientra nell’UCI Africa Tour (insieme di corse di ciclismo su strada, composto da 5 circuiti continentali che si svolgono da gennaio a ottobre) come gara di classe 2.2. Il percorso prevede la partenza e l’arrivo a Ouagadougou su strada asfaltata ma ampi tratti della corsa vengono percorsi su strada sterrata. Fino al 2008, ad occuparsi dell’organizzazione è stata la stessa società responsabile del Tour de France (Amaury Sport Organisation) passata poi, a partire dal 2009, in mano allo Stato burkinabé.

UNESCO

Il Burkina Faso possiede 3 siti patrimonio dell’Unesco:

  • Rovine di Loropéni (2009): area di oltre 11000 m2 che con le sue imponenti mura di pietra è la meglio conservata delle 10 fortezze presenti nella zona di Lobi. Fa parte di un più ampio gruppo di 100 recinti, tutti testimonianze della potenza del commercio dell’oro transahariano. Qui si insediarono i popoli Lohron o Koulango che controllavano l’estrazione e la trasformazione dell’oro nella regione tra il XIV e il XVII secolo, quando raggiunse l’apice del suo splendore. Recentemente si è scoperto che queste rovine possiedono almeno 1000 anni.
  • Complesso W-Arly-Pendjari (1996, 2017):è un’estensione di 760 km2 del Parco W del Niger che copre un importante distesa di savana intatta sudanese-saheliana. Nel parco sono presenti vari tipi di vegetazione (praterie, foreste a galleria, terreni arbustivi, …) dove trovano rifugio i grandi mammiferi tipici di questa regione africana (lamantino africano, leoni, leopardi, ghepardi). E, non solo, nel parco sono presenti anche ippopotami, babbuini, facoceri, cinghiali, antilopi e bufali. Inoltre il parco ospita numerose specie di fauna selvatica sparite in altre zone dell’Africa occidentale. Infine, all’interno del parco è possibile osservare la più grande popolazione di elefanti e l’unica popolazione vitale di leoni della regione.
  • Siti dell’antica metallurgia del ferro del Burkina Faso (2019): si tratta di 5 siti in province diverse del Paese. Nell’insieme comprendono circa una quindicina di forni a tiraggio naturale, tracce di abitazioni, altre strutture di fornaci (diverse dalle precedenti) e miniere. Appartiene a questo sito Douroula, la più antica testimonianza dello sviluppo della lavorazione del ferro (risalente all’VIII secolo a.C.) in Burkina Faso. Le altre 4 componenti, Tiwêga, Yamané, Kindibo e Békuy, non fanno altro che dimostrare l’intensificarsi della produzione del ferro durante i successivi secoli. Sono tutte pratiche che oggi non vengono più praticate ma, i fabbri del villaggio svolgono un ruolo fondamentale nel produrre utensili di vario genere mentre prendono parte a vari rituali inerenti alla siderurgia.

Altre bellezze da scoprire

Lago di Tengrela è un piccolo lago che si trova vicino alla città di Banfora. Questo luogo è conosciuto per la presenza di ippopotami, ritenuti sacri dai locali e quindi non costituirebbero un pericolo per gli uomini.

A proposito di questi animali, è doveroso segnalare anche il Lago degli ippopotami (“Mare aux Hippopotames”), un parco nazionale divenuto l’unica Riserva della biosfera dell’UNESCO nel 1986. Questa riserva si trova a 60 km dalla città di BoboDioulasso, la seconda città più grande del Burkina Faso dopo la capitale.

Bobo-Dioulasso si affaccia sul fiume Houët e il suo nome significa “patria del popolo Bobo di lingua dioula”. I Bobo sono infatti il gruppo etnico più rappresentato nella regione. La città fu fondata nel XV secolo con il nome di Sya e fu particolarmente importante per la costruzione della ferrovia che collega Abidjan (ex capitale della Costa d’Avorio) e Ouagadougou. È inoltre famosa per la sua Grande Moschea, costruita nel 1880 in fango secondo lo stile sudanese. Infine altri luoghi conosciuti sono il Palazzo Konsa, il lago dei pesci, il museo, lo zoo e il mercato di ceramiche.

Oltre al Parco Arly, vicino alla capitale, precisamente a Tiébélé si trova il parco nazionale di Kaboré Tambi. Istituito nel 1936 quest’area copre una superficie di oltre 155.000 ettari. Qui è possibile trovare antilopi, elefanti, scimmie, sciacalli, manguste, genette, iene, facoceri; oltre a numerose specie di uccelli, rettili (coccodrilli e varani) e pesci.

Un’importante attrazione turistica è costituita dai Coccodrilli sacri di Sabou: i coccodrilli sono venerati per aver risparmiato la vita dell’antenato cacciatore della famiglia Kaboré. Oggi, questi animali (un centinaio) vivono protetti nello stagno a nord del villaggio di Sabou.

Sempre vicino alla capitale, è possibile visitare il Parco di Bangr Weogo, ricco di piante e animali. Qui è possibile vedere giraffe, bufali, antilopi…

Infine, segnaliamo il Museo di Manega, il Museo Nazionale, le cascate di Karfiguéla, la Corte Reale di Tiébélé, il Santuario di granito di Loango, la Riserva di Pama, il Parco naturale di Ziniare, il museo dei serpenti, quello etnografico, la Necropoli di Bourzanga e le incisioni rupestri nel Burkinabe Sahel (PobéMengao, Arbinda e Markoye).

 

Introduzione storica a cura di Francesco Scannavini 
Articolo di Caterina D’Onofrio e Marta Previtali

 

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